Popoli

Popoli
Popoli, paese delle acque e del vento, adagiato nella stretta "Gola dei Tremonti", è luogo conosciuto fin dall'antichità per la sua rilevante posizione strategica nel cuore dell'Abruzzo, lungo la via Tiburtina-Valeria-Claudia, che  collegava e collega direttamente  con Roma.
Denominato "Chiave dei tre Abruzzi" per la sua ubicazione strategica tra il litorale e le zone interne, a metà tra il Nord e il Sud d'Italia, nonché tappa obbligata tra Firenze e Napoli, fu snodo vitale della cosiddetta "Via degli Abruzzi" che ne determinò le alterne fortune economiche, politiche e sociali.
La fondazione o incastellamento si fa risalire al 1015 per mano del vescovo Tidolfo, della diocesi di Valva e Sulmona, che riunì nel territorio dell'odierna città di Popoli gli abitanti dei villaggi viciniori non debitamente protetti, da cui derivò il toponimo di "Castrum Pauperum".
Nel 1016 aveva già il suo primo padrone, il franco Gerardo di Roccone, cui seguì il Malmozzetto e successivamente nel 1102 divenne signore di Popoli il normanno Guglielmo Tassone.
Nel frattempo il paese vide crescere la propria importanza strategica, raggiungendo il massimo splendore nel 1269 quando Carlo D'Angiò, figlio di Luigi VIII di Francia, la infeudò, assegnando il suo dominio alla famiglia Cantelmo. Gli Angioini scesero in Italia nel 1265 perché invocati dal Papa Clemente IV nel corso delle lotte tra Papato e Impero e tra Guelfi e Ghibellini.
Con la sconfitta di Manfredi di Svevia, figlio di Federico II, re di Sicilia, a Benevento nel 1266 e successivamente di Corradino, nipote di Federico II, il 23 agosto 1268 a Tagliacozzo, all'Angiò fu consegnata la corona del Regno delle due Sicilie e a Giacomo Cantelmo, come primo signore, fu assegnata la terra di Popoli. Al potere dal 1269 al 1750, i Cantelmo governarono per ben 481 anni; alle alterne vicende della famiglia feudataria si legò la storia dell'odierna città tra grandezze, rovine, fortune, ricchezze e crudeltà. Si avvicendarono al governo del feudo ben 23 componenti della medesima casata, ma, fatta qualche eccezione lodevole, i più furono esosi e prepotenti.
Popoli si trovò sempre entro i confini di quello che continuò a chiamarsi Regno delle due Sicilie, nonostante l'assegnazione dell'isola siciliana, come Regno di Trinacria, allo spagnolo Federico D'Aragona dopo la pace di Caltabellotta (1312), e fu sotto il dominio degli Angioini sino al 1442.
A quella data subentrarono gli Aragonesi con Alfonso V D'Aragona, che dette inizio al governo spagnolo  di quello che alternativamente fu chiamato Regno di Napoli o Regno delle due Sicilie, da cui la Sicilia e la Sardegna furono in più circostanze ora escluse, ora reintrodotte.
Il feudo di Popoli seguì dunque  le vicende politiche della casata spagnola subendone i vari eventi

storici, come il sacco francese del 1798, quando entrambe le Taverne furono saccheggiate, incendiate e infine abbandonate come l'intero paese; la sua popolazione subì per cinque giorni interi, dalla vigilia di Natale di quell’anno, l'oltraggio infamante delle truppe francesi rivoluzionarie, come ricordano le memorie storiche, ricevute dal notaio Michelantonio Carosi, da parte di alcuni cittadini e di un "pubblico taScalinata Piazza di Popolivernaro", che elenca il 16 gennaio 1799 i danni subiti dalla sua osteria "situata al centro delle tre province".
Seguiranno episodi spiacevoli legati al "brigantaggio", nato inizialmente come raggruppamento di rivoltosi per difendere il proprio territorio dall'invasore francese (il Capo Massa Giuseppe Pronio  con circa 700 uomini, in nome del Re di Napoli, offrì al Barone Giuseppe Maria, il 14 gennaio 1799, il comando della sua banda a difesa della "Gola d'Intramonti", ultima resistenza per l'avanzata verso sud) ma che nel tempo si articolò in vere e proprie bande organizzate per compiere rapine ed estorsioni.
Il 19 ottobre del 1860, dopo l'incontro di Teano, entrò trionfalmente a Popoli Vittorio Emanuele II che qui soggiornò due giorni e una notte, ospite nel palazzo di proprietà della famiglia Zugaro.
Dopo alterne vicende, seguì infine l'oltraggio tedesco del 1943-44, con le tante distruzioni inferte agli edifici pubblici, privati e religiosi, i tanti morti, le recrudescenze sulla popolazione e non ultima la testimonianza di un cittadino popolese, residente all'estero, che all'interno della Taverna Vecchia, edificio allora in completo abbandono e dunque non controllato, trovò salva la vita dal reclutamento. 
Il dopoguerra, la ricostruzione, il boom degli anni '60, il distacco del Molise dagli Abruzzi nel dicembre del 1963, il ripristino della vecchia vena termale con la costruzione delle Nuove Terme, lo stabilimento dell’acqua minerale Gran Guizza, l'oasi naturalistica di Capo Pescara e non ultima la costruzione dell'autostrada Pescara–Roma hanno modificato il modo di vivere e di interpretare le varie tradizioni del passato, che oggi si vogliono recuperare, come l'abituale incontro degli autotrasportatori a Popoli, paese ancora considerato come un tempo, punto nevralgico  della "Via degli Abruzzi".

Piazza di PopoliPiazza di Popoli